Il marrone e i marrons
glacés sono protagonisti nelle creazioni innovative di Sadaharu Aoki,
che uniscono l'altissima pasticceria francese ai sapori d'oriente; nelle più
classiche interpretazioni del maestro Iginio Massari; nei negozi di Jean-Paul
Hévin e nella sua nuova boutique di Kyoto; nelle dimostrazioni di alta
pasticceria che il team italiano Campione del Mondo di Pasticceria
2015 conduce in tutto il mondo.
Luoghi e professionisti che
rappresentano l'eccellenza internazionale nel mondo del dolce e che da sempre
conferiscono un ruolo da assoluto protagonista al marrone italiano Agrimontana
e alla sua preziosa versione glassata: il Marrons Glacés. Quali testimonianze
più autorevole per il “diamante” della pasticceria?
Agrimontana
ha un sistema di pelatura brevettata dei marroni che, come ricorda la Dott.ssa Bardini, la
rende "un'industria artigiana e una fucina". Un processo che, insieme
a molti altri messi a punto dall'azienda, l'ha resa negli anni una realtà in
grado di applicare la tecnologia industriale alla tradizionale cultura
artigianale. Ciò ha consentito ad Agrimontana di essere oggi leader nel settore
canditura. Un altro esempio calzante in questo senso riguarda il processo che
permette di conservare e surgelare il marrone per renderlo sempre disponibile: IQF
(Individualy quick frozen) ovvero la surgelazione diretta dal cuore del
marrone.
La
canditura: si
tratta di processo artigianale che ogni pasticcere effettuava nel proprio
laboratorio a fine ottocento e inizi del novecento, ma si tratta di una fase
lunga e impegnativa, pertanto molti
artigiani l'hanno via via abbandonata nel tempo.
Agrimontana realizza la canditura esattamente come una volta, quando si
usava un pentola con acqua bollente (ora cambia solo la dimensione, con delle
grandi vasche), a cui veniva aggiunto acqua e zucchero. Il marrone con questo
processo tende a perdere acqua e assorbire zucchero. Lo sciroppo viene cambiato
ogni giorno per circa una settimana, in seguito viene eseguito un controllo
manuale per verificare la bontà del prodotto.
Il passaggio ulteriore è la
glassatura vera e propria. I marroni vengono posizionati su apposite
griglie e ricoperti con una glassa di zucchero a velo, operazione alla quale fa
seguito un ulteriore passaggio in forno per fissare la copertura. Infine la
conservazione: tramite un brevetto segreto dell'azienda si ottiene una
conservazione in atmosfera modificata, che permette di non aggiungere additivi
e conservanti, conservando integro il prodotto. E' proprio per questo che, per
rarità e difficoltà di lavorazione il marrone viene definito "il diamante
della pasticceria" e bisogna diffidare dei prodotti a basso costo:
puramente industriali, riconoscibili perché molto duri al tatto (realizzati con
castagne) e per l'enorme quantità di zucchero, usato per aumentarne
artificialmente il peso.
Dal
punto di vista organolettico il marrone è più dolce e morbido anche se entrambi sono i frutti del
castagno. La castagna si presenta più piccola e appuntita mentre marrone più tondeggiante
e più facile da sbucciare, caratteristiche che facilitano la lavorazione.
Ma il marrone è molto
raro e sta per diventare un presidio (un prodotto da tutelare). L'Europa
rappresenta soltanto lo 0.1 percento del raccolto mondiale, quasi esclusivamente
raccolto in Italia. Un frutto delicato, spesso vittima delle condizioni
climatiche esterne che possono rovinare facilmente un intero
"raccolto".
I marroni sono prodotti naturalmente biologici: sono infatti raccolti
nei boschi e per loro natura non sono trattati. Si tratta dell'unica pianta che
si raccoglie da terra una volta caduto il riccio e quindi anche la raccolta è
chiaramente effettuata a mano e ciclicamente. Il marrone si conserva
principalmente con la buccia e una volta raccolto deve essere
"curato", ovvero mantenuto in ambienti a temperatura e umidità
controllata in modo da attivare un processo di fermentazione positiva detta
novena o curatura (di nove giorni). Successivamente viene diviso per calibro, sbucciato
e surgelato
Tutti i dati sui Marroni
Il 2016 è un anno difficile per la raccolta delle castagne,
soprattutto in Campania, prima regione produttrice d'Italia, dove si prevede un
taglio della produzione fino al 90% (dati Coldiretti). Un duro colpo per il
settore, dopo che il 2014 aveva fatto segnare il minimo storico dall’Unità di
Italia, seguito l'anno successivo
soltanto da una leggera ripresa. Il colpevole principale è un parassita cinese
che ha attaccato i castagneti e ha ridotto drasticamente la produzione di
castagne e marroni italiani, che già rappresentavano soltanto il 4% del
raccolto mondiale.
Chiara Bardini, Direttore Generale di Agrimontana, figlia del fondatore
dell'azienda italiana leader per la produzione di marroni in Italia, racconta
la situazione:
“Agli inizi del secolo scorso le tonnellate
prodotte in Italia tra marroni e castagne erano ben 829.000, mentre ad oggi si parla di
10.000 tonnellate sul totale per il 2014, 20.000 per il 2015. E il 2016 si
mostra già un anno crudele per il raccolto. La nostra missione è combattere
il Cinipide con la sola lotta biologica (ovvero con insetti antagonisti) senza
l'uso di pesticidi che andrebbero a inquinare i nostri boschi in Valle Susa e a
Cuneo”.
Considerando che i marroni
costituiscono soltanto il 10% del totale dei raccolti, è chiaro come si stia
parlando di una nicchia all'interno di una già limitata selezione. Per
Agrimontana si parla, tra marroni interi e in pezzi per lavorazioni in crema,
di una produzione di circa 200 tonnellate di prodotto pelato, che la
posizionano come leader del mercato italiano: il 70% della produzione è
data dal marrone candito (per le pasticcerie), il 25% dai marrons glacés (“il
diamante della pasticceria”) e un restante 5% viene utilizzato nella crema di
marroni spalmabile.
Si
tratta di un processo di selezione manuale, che impegna principalmente
la manodopera femminile, richiede un'alta esperienza e impegna le lavoratrici
tutto l'anno: dalla selezione al confezionamento, che avviene a seconda dei
calibri. Si tratta di operazioni molto delicate e di precisione, che precedono
l'arrivo del prodotto sul mercato. Purtroppo, quest'ultimo vede una grande
presenza caldarroste vendute su strada che provengono tipicamente dall'estero.
Ad oggi il 70% del consumo nazionale è di prodotto straniero e le previsioni ci
dicono che l'import triplicherà. In molti, per abbassare i costi, utilizzano
castagne e non marroni, oltretutto di scarsa qualità. Mentre dovremo difendere
con più energia il nostro marrone italiano. In questo senso è interessante
calcolare anche il prezzo al chilo delle caldarroste vendute in strada, tenendo
conto dello scarto dovuto alle bucce abbrustolite, confrontandolo con il prezzo
dei marrons glacés venduti in pasticceria, già selezionati tra la migliore
qualità italiana, privi di scarto e con un processo di lavorazione aggiunto.
Ebbene, questo calcolo potrebbe certamente stupire.” ricorda Chiara Bardini.