mercoledì 11 dicembre 2013

SU E GIU' PER IL CHIANTI…

SU E GIU' PER IL CHIANTI…

Due giorni in Chianti.
Una meraviglia, anzi un’occasione unica per riavvicinarmi a questo vino dell’infanzia, fatto di fiaschi che  a fatica stavano  dritti, simbolo indiscusso dell’Italia  di allora.Il gruppo è bello, Riccardo sembra averci scelto quasi con cura: il viaggio e il lavoro si fanno più belli quando chi  condivide il percorso sorride. Il tempo di un caffè a Santa Maria Novella e si parte subito per la prima fattoria,  un tragitto un po’ tortuoso che ci porta a Casalbosco, due anime dell’ accoglienza, immersa nelle colline del Chianti. I 150 ettari della fattoria si stendono al sole e abbracciano la villa padronale diventata un borgo di vacanze: novembre aggiunge fascino e colori a questi luoghi spettacolari che vanno goduti fino in fondo.  La visita alle cantine e poi via, a scrutare nel sottosuolo di Pistoia  per conoscere le viscere antiche di questa bellissima città.  Da I Salaioli ci fermiamo per la degustazione dei vini della Fattoria e ci facciamo volentieri catturare dai vini di Casalbosco e dai forti sapori dei salumi. 

Di nuovo sul pulmino: direzione colli fiorentini e la Fattoria di San Michele A Torri.  Altre colline,  altri colori: olio, vino, cinte senesi e cinghialetti: la produzione a vero km zero abita qui. Camminiamo tra gli ulivi e curiosiamo l’olio nuovo nei grandi orci,  ascoltiamo la passione di chi guida questa terra dedicandosi a produrre bene, non solo a fare profitto. La tavolata di salumi e formaggi che ci attende a lato della bottega è una gioia per gli occhi: verrebbe facile e banale dire che il tempo qui, per gli antichi muri, si è fermato. E invece si sta al passo con i tempi: i numerosi e ottimi prodotti sono  venduti  anche on line….però  ci si perde la bellezza della visita e la golosità degli assaggi.

Tappa per la notte a La Gigliola, una tenuta che è un piccolo borgo cinto da muri che dal lato della valle si apre in un rincorrersi di colline mozzafiato. A pochi passi c’è l’antica Pieve di San Pietro in Mercato la cui consacrazione risale al 1057 e poco più in là Montespertoli con la sua strada del Chianti. Paolo ci fa visitare cantina di produzione e di degustazione, pausa e poi tutti a cena. Ribollita, lasagne e chianina, un camino spettacolare e un Canaiolo in purezza; e poi canti e balli in un improvvisato finale giocondo.

Giorno due: la colazione e poi si va verso la Fattoria Sant’Appiano,  dove Pierfrancesco ci racconta di poca voglia di studiare e di  attaccamento per il luogo;  di come, a poco a poco, si sia innamorato della sua terra, di come il nonno aprisse la vendemmia ( guardate la foto, bellissima) e di quanti tentativi e sforzi abbia significato elevare la qualità della sua produzione. Una breve visita alla Pieve romanica e poi andiamo a vedere la vinsantaia. Bella la cantina e bella la zona di degustazione dove ci appassioniamo al Monteloro e al Syrah. Anche la Fattoria Sant’Appiano, dove si può anche soggiornare, offre la possibilità  di  acquistare  via web.

Monteriggioni ci accoglie con un cielo grigio ed una bottiglia che ci annuncia la prossima tappa: Bindi Serigardi. Una famiglia con secoli di storia alle spalle e tre diverse zone di produzione. Ci aprono le porte della casa come si fa con gli amici: il pane abbrustolito vicino al fuoco, le tagliatelle tirate a mano, la frittata e il loro bel Chianti. Tradizioni radicate e un pizzico di autoironia, una bella storia. Tocca ripartire: ultima tappa a Pietraserena, azienda che divide le produzioni tra la Liguria e queste meravigliose colline dove San Giminiano è a un passo. Olio, vino e la possibilità di fermarsi anche solo per una degustazione mirata.

Si riparte per Firenze, di nuovo giusto il tempo di un caffè, il treno ci riporta a Milano.
Viaggio finito  ma i nostri cinque sensi pieni di Chianti ce li portiamo via con noi.











sabato 16 novembre 2013

Della Dieta e dell'Impossibilità di seguirla. Dialogo dell'assurdo. Post ironco, astenersi fanatici delle privazioni alimentari.


Della Dieta e dell'Impossibilità di seguirla. Dialogo dell'assurdo. Post ironco, astenersi fanatici delle privazioni alimentari.

Tempo fa, anche su mio invito (mea culpa) viene a trovarmi un amico con la fidanzata. E, fin qui, niente di strano. Pochi giorni prima lui mi racconta di aver provato prodotti  meravigliosi che l'hanno fatto rinascere dal punto di vista fisico e della forma, non solo diciamo "estetica".  Io dico: fantastico che bella cosa, sono contenta per te, parlamene!
Premessa d'obbligo: l'amico in questione ha sempre apprezzato la mia cucina ( eh sì, qualcosina riesco a cucinare anche io).
Arrivano. O meglio, suonano  ma compaiono, dopo cinque minuti buoni, sul pianerottolo (abito al terzo piano, casa molto molto vecchia, non ho l'ascensore e mi porto la legna del camino da sola), col fiatone (lui) e le scalmane (lei).
Si siedono, convenevoli, caffè ecc. Lui lo vedo sciupatino ( ma mi dico è l'amore). E lei (la distributrice dei prodotti),  maculata da capo a piedi, comincia la santa inquisizione con la classica ( e, nel mio caso, tragica) domanda: che tipo di alimentazione ha?? Che quando ti chiedono così tu immediatamente tenti di ripescare le meglio scuse che usavi a scuola perché non sapevi nemmeno che pagine c'erano da studiare e avevi passato ore al telefono (Facebook e internet non c'erano ma eravamo comunque maestri nel cazzeggio) a parlare con l'amica del biondino stronzo che l'unica roba di genere femminile che guardava era la moto.
Con una cautela incredibile e lanciando occhiate all'amico (masantiddiononlehaidettochelavorofaccio) cerco di spiegarle che, in poche parole, mangio per lavoro, o quasi…
Essa si irrigidisce e glaciale esce con " Lei fa una colazione completa?" [M...A sulla colazione non ho studiato] "Bevo una moka da tre e schizzo" "AHHHHHHHH"  "E poi scommetto che alle 10 ha fame!!" "Sì" "E COSA MANGIA???" "Mi è capitato di mangiare anche una focaccia alle cipolle, perché?" [chiedere perché è stato un errore fondamentale, ora lo so].. MA LEI SI RENDE CONTO??? "No"….e da lì per mezz'ora non ce n'è stato per nessuno: mi ha azzerato proteine zuccheri carboidrati e qualsiasi cosa di appetitoso sia apparso sul pianeta negli ultimi  5.000 anni, per propormi tisane, beveroni vari e un futuro di privazioni.
Abbiamo raggiunto l'apoteosi quando mi ha chiesto del vino: "LEI BEVE???"  " No, io accompagno il cibo con il vino, che è un po' diverso…" " NO, NIENTE, MASSIMO UN BICCHIERE,  E NON SEMPRE". E qui, ça va sans dire,  si è ingloriosamente concluso il mio approccio con la signora in questione. Mi dispiace un po' per l'amico  che si è perso tutte le conviviali a seguire. Ma all'amor non si comanda...
Guardi, cara signora leoparda,  lei beva pure i beveroni in compagnia di lui tutte le sere ( e pianga per la tristezza) io continuo ad andare fuori, a cucinare, ad invitare gli amici a cena per il piacere di gustare e ridere insieme.
Elena Miano
16 novembre 3013

sabato 27 luglio 2013

INNAMORARSI E PERDERSI TRA LE COLLINE PIACENTINE? SI PUO', SI PUO'....(storia di un picnic)...


INNAMORARSI E PERDERSI TRA LE COLLINE PIACENTINE? SI PUO', SI PUO'....(storia di un picnic)...

A tutti noi piace ogni tanto lasciarsi andare, far sì che ci sia qualcuno che si prende cura di noi e ci faccia stare bene. E allora capita che ci si incontri a metà strada, un qualche centinaio di km a testa, per stare anche solo 48 ore l'uno accanto all'altro. Ci scusiamo per il coté romantique ma quando ci vuole ci vuole....Si parte, deciso: una in macchina e l'altro in moto,
appuntamento al casello di Piacenza nord. Lei ha già tutto il film in testa, lui forse anche e ha prenotato la suite nella torre di  un castello: minimo sindacale per un amoroso e originale fine settimana. Quello che lui non sa, e  non comprende perché non abbia potuto prenotare un tavolo per cena, è che lei è partita messa giù da battaglia con zainetto picnic completo di plaid scozzese e ricolmo di ogni ben di dio....ha messo in fresco una bottiglia di bolle e preso una del vino preferito di lui, ha cucinato caponata e paté; e poi caviale rosso, vitello tonnato e brie, le ciliegie per finire...Lui ignaro la segue (in moto) per trovare una panetteria tra Gazzola e Ziano Piacentino chiedendosi perché dobbiamo comprare il pane?? E lei, imperterrita, perché ho dimenticato di farlo.
E apparecchiare un tavolo sul bellissimo terrazzo immerso nel verde tra le pietre medievali della rocca è stato tutt'uno con il perdersi, tra bollicine e Amarone.
La mattina seguente l'imperativo è: fare qualcosa per la nostra cultura. E allora via verso la cantina preferita da lei: Torre Fornello. Un posto spettacolare e un produttore unico per cortesia e simpatia Enrico Sgorbati, visita in cantina e assaggi. Rigustano una selezione di vini che sono il compimento delle meravigliose colline che si inseguono sotto il sole di fine giugno: il Gutturnio e poi i bianchi l'Ortrugo e i frizzanti come l'Olubra (lei non vive senza). Fino ad arrivare ad un capolavoro: l'Ottavo Giorno, un passito di uve croatine che ti conquista e un po' ti spiazza tanto ti suscita abbinamenti che non ti aspetti. E tra le chiacchiere intorno al tavolo, la coppa, il pecorino fresco e l'estrema disponibilità di Enrico arriva il momento di proseguire: qualche cartone di vino finisce nel bagagliaio. Lei (ha sempre il suo film in  testa) decide di portarlo a cena Al Falco, 80 mt dalla suite nella torre e un paradiso del palato. Un eden tra culatelli e molto altro che proprio Enrico le aveva fatto conoscere e che ci mette del suo e il tavolo è trovato. Lei con un tacco dodici rosso aragosta affronta  l'acciotolato: vuole stupirlo? Forse. Semplicemente desidera condividere con lui quel che di buono  e bello conosce: la cena sotto il pergolato esterno è un trionfo. Complimentarsi con i cuochi è un atto naturale e si scopre che sono giovani e giapponesi: bravissimi nella lavorazione e preparazione di materie prime che queste alture baciate da Dio riservano. Una trattoria che migliora sempre più, nelle proposte e nella attenzione al commensale: cosa, quest'ultima, non da tutti. 
Il giorno seguente ci si perde ancora un pò scegliendo le strade tutte curve di qui e di là dei fiumi, tra rocce e castelli, tra cantine e vecchie osterie. Un paesaggio ricco di cose da vedere e da assaporare, una terra generosa e ghiotta che è anche accogliente e affabile. E non ha nulla da invidiare ad altre. Provare per (ri)crederci.

lunedì 22 luglio 2013

IL PESCE, OTTIMO, A MILANO

IL PESCE, OTTIMO, A MILANO

Non va bene, per niente. E' passato decisamente troppo tempo dall'ultima volta che vi abbiamo raccontato di un locale. Intendiamoci, non è che non siamo più andati a provarne, ci siamo concentrati su altro. Rimediamo subito e vi diciamo tutto: giovedì sera, serata calda a Milano, voglia di pesce per una cena un po' speciale. Tanto star bene esige altrettanta attenzione per  cibo e vino. Facciamo nostro il  suggerimento di Valeria, amica e portentosa collega gourmande, scegliamo il Ristorante Il Porto in Piazzale Cantore. La voglia di fritto ce l'ho da quando ho sbirciato il menu sul sito, ma perché negarmi - e negarci - altri assaggi? E allora via, si parte. Il locale è pieno ma la professionalità del personale in sala lascia le giuste pause perché si possa gustare in coppia  o in compagnia una cena degna di questo nome. Siamo in veranda, un locale vetrato e chiuso molto accogliente. Mise en place perfetta, impressione positiva. Carta dei vini all'altezza: scegliamo un Pigato, una delizia replicata per concludere il pasto. Il cameriere è sollecito ma non invadente: spiego la mia personale allergia e con molta cortesia assicura che farà preparare appositamente il piatto prescelto senza il famigerato ingrediente. Iniziamo con un leggero antipasto di seppioline alla griglia, saporitissime, veramente ottime. A seguire spaghetti vongole e bottarga, ottimi nella cottura e nell'equilibrio dei sapori, porzioni corrette. Il personale di sala è sempre attento e cortesissimo e, finalmente, non ci racconta cosa mangeremo per filo e per segno partendo da Adamo ed Eva....anche la carta rispecchia il medesimo stile: gli ingredienti, punto. Nessun volo pindarico per definire gli spiedini, del tipo "delizie di piccole seppie trafitte con bastoncini di legno e arrossate dalla brace", per intenderci.. E poi il mio personale trionfo di fritto misto: una cosa da sballo, piccolo caldo fragrante leggero e freschissimo, una vera abbondante meraviglia. Tanto buono che ho solo dato un'occhiata agli splendidi gamberoni del mio complice di scorribande enogastronomiche. Concludiamo, due appetiti saziati e due bottiglie di Pigato dopo,  con sgroppino e caffè. 
Appagati da cibo e servizio perfetto, conto in conseguenza. Unica critica: le fresie (sui tavoli) e gigli (a decorazione) sono fiori spettacolari ma secondo la mia personalissima opinione troppo "invadenti" per il profumo che può inibire aromi di cibo e vino.

P.S. Non ci sono foto dei piatti, mea culpa. Non ho fatto in tempo a scattarle. ;-)

RISTORANTE AL PORTO
Piazzale A. Cantore
http://www.ristorantealportomilano.it

Elena Miano
22 luglio 2013