Ho
sempre avuto una passione per il caffè, lo ‘ rubavo’ a mia madre quando ero
piccola, alle medie grande orgoglio per le prime tazzine tutte mie, da adolescente
partivo per il collegio con la scorta dei barattoli ( cinque anni di liceo, tre
caffettiere distrutte, ma si sa, era l’età), decilitri per lo studio in
notturna all’università; eppure, ancora adesso, sono contrariata quando bevo un
caffè cattivo al bar.
Quindi,
quando l’efficiente ufficio stampa della Lucaffè mi ha proposto una visita all’azienda,
ho accettato con gioia e molta curiosità. Eh sì, perché bere volentieri il caffè,
non sempre significa conoscere le diverse qualità e i procedimenti di
lavorazione; sono stata doppiamente fortunata perché qui è il buono che conta.
L’azienda
di Gian Luca Venturelli ha sede a Carpenedolo in provincia di Brescia; nata
come piccola realtà familiare nel 1996 ha fatto della qualità, ma soprattutto
della salubrità di prodotto, il focus aziendale, impiegando ingenti risorse
nella ricerca della migliore lavorazione possibile volta a preservare le
caratteristiche positive del caffè.
Prima
di cominciare questa avventura Gian Luca ha viaggiato attraverso paesi e
piantagioni, selezionando quelle produzioni che meglio aderivano al suo progetto
imprenditoriale. Se le principali grandi famiglie del caffè sono genericamente
divise in Arabica e Robusta, molte di più sono le varietà coltivate sul nostro
pianeta, diverse per aroma, colore e dimensione dei chicchi: dalla
pregiatissima Giamaica Blue Mountain a quella portoricana, brasiliana o etiope.
Il
filo conduttore della lavorazione è la volontà di proporre un prodotto sano e
che fa bene, un caffè da capire come afferma Gian Luca.
Quando
i grandi sacchi di caffè arrivano in azienda (eccezion fatta per il Blue Mountain
che viaggia in piccoli barili di legno – bellissimi) il primo esame cui viene
sottoposto il prodotto è la cernita dei chicchi, severissima nonostante
provenga da piantagioni selezionate. La torrefazione qui è condotta in modo da
esaltare non solo la qualità del caffè ma anche le sue caratteristiche
positive: il chicco non viene trattato in modo aggressivo ad alta temperatura
ma compie più passaggi in modo da tostare gradualmente senza bruciare. In
seguito altri controlli di selezione fanno arrivare alla macinatura solo i
chicchi perfettamente tostati: la polvere viene poi dosata (con grammature
generose) per essere sigillata in cialde. Qui vale la pena di porre nuovamente
l’accento sulla grande attenzione che questa piccola azienda mette nel
benessere di chi beve un caffè e non solo. Le cialde, infatti, sono di
purissima cellulosa vergine, sbiancate con ossigeno, quindi perfettamente
biodegradabili, protette dall’azoto che
mantiene inalterato il gusto.
Anche
la produzione della miscela decaffeinata segue gli stessi principi di
salubrità: molteplici passaggi in acqua per abbassare gradatamente il livello di caffeina, e
un caffè buonissimo.
Ma
la mia personale scoperta è stata il caffè verde: non una particolare qualità
di caffè, semplicemente chicchi non
tostati ma essiccati. Il caffè verde
contiene preziosi elementi quali l’acido clarogenico, l’acido quinico, le
vitamine minerali e i polifenoli. Soprattutto
questi ultimi, i polifenoli,
sono importanti nel nostro organismo in quanto, una volta assimilati,
interagiscono con la nostra biochimica attivando e regolando numerosi
aspetti funzionali, che includono anche il sistema cardiovascolare.
Lucaffè produce cialde di caffè verde in
percentuale quasi del 25% (il caffè non tostato risulta di per sé
particolarmente astringente e non tutti sarebbero in grado di apprezzarlo - studi
scientifici hanno dimostrato che dopo ogni consumo la pressione sistolica del sangue e l’elasticità arteriale si erano
ridotte sensibilmente, senza alcun cambiamento nel consumo energetico).
E ultimo ma non ultimo, per gustare al
meglio queste cialde si producono anche le macchine, dalla più piccina a quella
da bar o ristorante; La Piccola, questo il nome dell’azienda, costruisce
macchine da cialda con componenti solo ed esclusivamente italiane e con
materiali di qualità, il serbatoio dell’acqua non è in plastica (in azienda non
è presente in nessuna fase della produzione) bensì in vetro molto spesso, nella
camera di calore a pressione l’acqua
viene in contatto con l’argento purificandosi e mantenendo inalterato il gusto.
Insomma, nulla viene trascurato per far sì
che bere la nostra tazzina quotidiana sia un piacere anche buono.
I gusti sono tanti ma se volete sapere qual’è
il vostro c’è una scatola che li contiene tutti, persino uno alla nocciola, nel
caso che vogliate acquisire un vizio in più…
Elena Miano
1 Ottobre 2015
Elena Miano
1 Ottobre 2015
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