Si è tenuto sabato il secondo convegno del Comitato Scientifico di
Vino – A Taste of Italy
Il
prossimo appuntamento il 27 giugno ore 11.30 sul tema “Uno sguardo sul futuro.
La ricerca scientifica per una nuova viticoltura”
Verona,
15 giugno 2015 – Il vino raccontato,
studiato e assaporato attraverso gli scritti di tre autori d’eccellenza, Luigi
Veronelli, Mario Soldati e Paolo Monelli. Il secondo convegno del Comitato
Scientifico di Vino – A Taste of Italy ha riproposto, sabato 13 giugno,
l’evoluzione del vino interpretata in chiave storico letteraria, anno dopo anno,
lungo tutto il Novecento, presentando tradizioni enogastronomiche, cibi e vini
rimasti intatti durante la trasformazione dell’Italia da paese contadino a nuova
realtà industriale.
Dopo il
saluto di Raffaele Borriello, vicecapo di gabinetto del Mipaaf con delega
all’Expo che ha sottolineato come “Il
Padiglione dell’esperienza vitivinicola italiana è una sfida vinta”,
Riccardo Cotarella, presidente del Comitato Scientifico ha introdotto il
tema dell’incontro: “Il viaggio
letterario è un auspicio: quello di veder nascere nuovi talenti in grado di
raccontare il vino come lo sono stati, con le loro peculiarità e nei loro anni,
Monelli, Soldati e Veronelli”.
La
tavola rotonda, moderata dal giornalista Gigi Brozzoni, attraverso le voci degli
esperti, ha saputo narrare questo viaggio affascinante, con i commenti alle
opere più significative di Veronelli, Soldati e Monelli. Un vero excursus che ha
rappresentato le personalità degli autori, accomunate dall’essere preziosi
custodi di alcune tradizioni considerate, ormai, intramontabili e che ha saputo
descrivere i loro modi diversi e ineguagliabili di affrontare i temi legati alla
nostra viticultura.
«Nella
letteratura italiana del Novecento il vino ha avuto spesso un ruolo importante –
ha
introdotto così il tema della giornata Luca Clerici, professore di Letteratura
all’Università di Milano –. Nell’ambito
del reportage eno-gastronomico, invece, possiamo identificare ne Il Ghiottone
errante di Paolo Monelli il principale capostipite del genere. Nello scritto si
riscopre tutta l’autenticità di alcuni paesaggi e condizioni sociali. L’autore,
giornalista buongustaio e gran bevitore, percorre un tour indimenticabile lungo
lo Stivale in compagnia di Novello, pittore e vignettista astemio e morigerato.
È curioso leggere le discussioni fra i due che animano un viaggio, divertente e
raffinato, alla scoperta dei vini e dei cibi genuini, riportate con brio e con
un’attenzione particolare alla lingua, degustata come un buon calice in pagine
di notevole suggestione».
Al
tavolo dei relatori anche Alberto
Capatti, storico della cucina e co-curatore della mostra alla Triennale di
Milano “Camminare la Terra” su Luigi Veronelli: «Il grande giornalista e scrittore milanese
ci ha insegnato, in oltre un ventennio, a creare un connubio, difficile ma quasi
perfetto, tra due grandi virtù del nostro Paese, il vino e la cucina, attraverso
opere come Mangiare bene all’italiana e Il Vino
giusto».
«Le
iniziative di Veronelli, anarchico libertario, improntate al suo rigore e alla
sua disobbedienza, hanno saputo anticipare la riflessione a venire su territori,
pratiche in vigna e in cantina, rivendicando dignità sovrana per il vignaiolo e
riconoscimento per il frutto del suo lavoro»
ha poi continuato Giuseppe Lo Russo,
giornalista e gastronomo.
«Mangiare
bene e bere meglio, la riscoperta dei migliori prodotti della nostra tradizione
da allora sono diventati un continuo impegno del gusto e dell’intelligenza, nel
quale la cultura è intervenuta a tutto campo – ha
commentato Andrea Gabbrielli,
giornalista enogastronomico –. Negli anni Cinquanta e Sessanta è giusto
ricordare anche altri maestri e pionieri di uno stile che si sono cimentati con
il vino e la gastronomia contribuendo, in modo non banale, alla conoscenza e
alla valorizzazioni di questi temi, come Piero Accolti, Felice Cùnsolo, Livio
Jannattoni, Rossano Zezzos, Luigi Volpicelli e Renato
Ratti».
«Se
oggi fossero qui, cosa berrebbero? –
è il quesito giunto dal giornalista Andrea Del Cero, che ha riportato
l’attenzione su Veronelli, Soldati e Monelli –. Ogni singola risposta avrebbe un sapore
diverso perché ognuno di questi autori hanno approcciato questi temi non solo
con vari stili, ma anche per motivi differenti. Mario Soldati, per esempio,
sublime testimone del passato, che ha saputo condurci tra le sponde del Po negli
anni Cinquanta, alla scoperta degli usi e costumi e delle tradizioni di un mondo
forse destinato a scomparire, probabilmente percorrerebbe a grandi passi quella
stessa direzione commentando ad alta voce quel che vede e poi chiederebbe un
calice di vino rosso di grande stoffa e ci ricamerebbe sopra una bella storia di
cui lui stesso, a guardar bene, sarebbe in qualche modo protagonista».
Da Veronelli a Soldati fino a Monelli, in una ricerca curiosa e
approfondita di tutte le preziose testimonianze che ci hanno lasciato questi
autori, veri testimoni della storia della viticultura italiana e della nostra
società. Ma oggi, come è cambiato il modo di raccontare il vino? Ha chiuso il
convegno Andrea Gori, sommelier
informatico: «In Italia il wine blogging
va di pari passo con l’affermarsi dei vini cosiddetti naturali o
assimilabili che vendono e divengono famosi, spesso grazie al passaparola tra
addetti ai lavori e appassionati, innescato proprio dalle ‘scoperte’ dei
blogger. La grammatica futura della comunicazione del vino sarà scritta dal web
stesso e dalle dinamiche che animeranno l’infosfera del vino. E prima che
la qualità, nel comunicare e far conoscere un vino, conterà il modo con cui il
consumatore cercherà informazioni sul vino stesso, un fenomeno che possiamo
monitorare costantemente, ma che non abbiamo idea di come potrebbe evolvere».
I
Sei Viaggi di Expo continueranno sabato 27 giugno con il terzo appuntamento dal
titolo: “Uno sguardo sul futuro. La ricerca scientifica per una nuova
viticoltura”.
Elena Miano
15 Giugno 2015
Elena Miano
15 Giugno 2015
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