TURISMO ARTE GUSTO ITINERARI



Anche nel 2016 il nostro impegno  nel comunicare il vino e il lavoro dei tanti produttori che abbiamo seguito in questi anni ci porterà ad organizzare numerose iniziative, volte a far conoscere i prodotti frutto della vostra grande dedizione, in vigna come in cantina.

È sicuramente interessante avvicinare il pubblico attraverso incontri e momenti di confronto ma è altrettanto importante coinvolgere coloro che di vino scrivono in maniera competente, trasmettendo attraverso giornali o tivù la conoscenza delle aziende e influenzando le scelte del consumatore finale.

Per questa ragione abbiamo ideato e programmato un nuovo modo di coinvolgere i giornalisti: una crociera che avrà come filo conduttore il vino.
 
Di cosa si tratta? Con la collaborazione di una delle più importanti società di armatori, la Costa Crociere, e di una delle loro più attive reti di agenzie di vendita, abbiamo individuato una crociera che, attraverso il Mediterraneo, toccherà sette porti italiani, oltre a tre altre destinazioni: Malta, Corsica e Francia.

Ad ogni tappa italiana, Savona-Portoferraio-Capri-Salerno-Catania-Trapani-Olbia/Costa Smeralda-Savona inviteremo a bordo una dozzina di giornalisti locali e sarà organizzata una conferenza stampa a bordo con degustazione dei vini delle aziende partecipanti. Seguirà un pranzo offerto da Costa Crociere durante il quale potremo abbinare i diversi vini. Ciò significa che i giornalisti invitati, una dozzina per ogni tappa e tutti di settore, avranno l’occasione di conoscere  i vini delle aziende attraverso la presentazione che prepareremo,  in seguito li potranno apprezzare anche durante il pranzo che la società armatrice offrirà loro. 

Per ciò che concerne invece le tappe straniere, La Valletta-Propriano-Tolone, punteremo sulla ristorazione e i professionisti del settore. Anche durante la tappa a Capri, dove sosteremo due giorni, entreremo in contatto diretto con i ristoratori.

Ovviamente, ad ogni porto saranno presenti testate diverse, proprio per dare alle aziende partecipanti la maggiore visibilità possibile.

Non abbiamo dimenticato nemmeno i croceristi: un ristretto numero dei partecipanti alla crociera, quelli che si iscriveranno attraverso il circuito delle agenzie nostre partner, avranno la possibilità di avvantaggiarsi delle degustazioni a loro dedicate durante la navigazione. La clientela è di fascia medio alta, così come la crociera scelta, e quindi di sicuro interesse per passione e capacità di spesa. Pertanto anche loro fanno parte di un possibile mercato di sbocco.

Il costo di partecipazione per ogni cantina varia a seconda del numero dei vini da presentare: € 400+IVA per una etichetta; € 500+IVA per due etichette, € 600+IVA per tre. Nel caso l’iscrizione venga effettuata mediante pagamento della somma indicata entro il 15 marzo 2016, sarà applicato uno sconto pari al 15%.  Per ogni tipologia di vino sono necessarie 12 bottiglie, al fine di poterle adeguatamente illustrare. La presenza del produttore non è richiesta.

Ricapitolando caratteristiche e numeri: 10 porti di fermata, 7 conferenze stampa con degustazione per 12 giornalisti circa ciascuna, 3 incontri con professionisti della ristorazione e/o di settore, 30 potenziali clienti che avranno degustazioni dedicate, numerose testate coinvolte.

Le caratteristiche della crociera, le tappe, le cantine iscritte sono state presentate al pubblico e alla stampa il giorno 23 gennaio presso la Cantina di uno dei produttori partecipanti.

Sarà un piacere fornirvi ogni dettaglio sulla Crociera DiVino Navigare 2016, contattandoci a questi indirizzi mail: elena@ospitiatavola.com

*********************************************************************************

TERRE BASSE VALORI ANTICHI

Fiumi di parole e tanta comunicazione sul cibo e per il cibo hanno portato a concentrare l’attenzione di critica e pubblico sulla costruzione dei piatti, la qualità delle materie prime e l’indiscussa abilità di certi chef, capaci di far uscire dalle cucine architetture di sapori e colori impensabili fino a qualche anno fa.
Tuttavia, in tempo di Expo e del male e bene che se ne possa dire, è importante focalizzare l’attenzione su ciò che il cibo, nella storia recentissima di certe nostre realtà contadine lombarde, ha significato e continua a rappresentare; la famiglia contadina non andava certo in trattoria, tantomeno descriveva il cibo per il gusto di farlo e le ricette di casa erano il collante di un’intera comunità. 
Nelle parole che seguono, non troverete quindi recensioni di ‘hostarie’ o finte botteghe, dove il vocabolo più abusato è ‘eccellenza’: nel microcosmo che ho avuto il piacere di visitare nei giorni passati c’è altro. Molto altro. Partiamo per Terre Basse, Associazione formata da Sette Comuni della provincia di Brescia, fatta da sindaci intelligenti e propositivi, al di là di bandiere e credo politico (www.comuniterrebasse.it).

Forse dovremmo cominciare a considerare una certa rinascita del cibo contadino; i piatti che ora giudichiamo poveri erano, in verità gli unici che le risorse della famiglia consentivano di poter usare per sfamare la piccola comunità.

Il pane prima di tutto, fatto rispettando i tempi di lievitazione e di lavorazione: il Pierino Barbieri a Corzano (www.barbieripanificio.it) lo fa come si deve, con un ceppo di circa cent’anni. Certo, con il lievito di birra il pane è più bello ma perde di sostanza. Nessun miglioratore se non la lecitina di soia, tanta voglia di lavorare e grande rispetto per qualità e salubrità. Venti tipi di pane sfornati ogni giorno e zero forzature di produzione come il panettone prodotto a settembre. Il grano pezzato per biscotti e grissini e scetticismo sul recupero dei grani antichi: si genererebbe un prodotto che costa moltissimo e non sempre le famiglie possono affrontare la spesa. La vendita di pane non conosce crisi al contrario delle braccia che servono per fare questo mestiere: pochissimi i giovani che vogliono seguire questo percorso per il quale la scuola professionale non prepara.
 pranzo ci aspetta Vittoria dell’omonimo agriturismo (https://www.facebook.com/Agriturismo-Cascina-Vittoria-Corzano-Bs-221441564533291/), uno di quelli veri che non compra i sacconi di verdure surgelate e già grigliate: qui incontriamo i salumi che sono prodotti da capi allevati e macellati in casa nell’appezzamento che la famiglia possiede nel piacentino. Ottimi tutti gli affettati ma per noi c’è una prelibatezza: le rane e le bose fritte. Delle prime immaginiamo che sappiate già tutto, delle seconde vi raccontiamo: le bose sono piccoli pesci che vivono soprattutto nelle acque pulite delle risorgive – qui il territorio è ricchissimo di acqua – sono buonissimi, delicatissimi (la preparazione è certosina) e non hanno nulla a che vedere con i soliti pescetti di lago. Insomma, una meraviglia, cui hanno fatto compagnia tagliatelle al ragù di oca, polenta e dei dolcetti deliziosi. Andateci, davvero; ma per piacere lasciate a casa parole come location, comfort food, letti di…,spume e riduzioni: qui si fa da mangiare, bene, e non si apre se non si possono portare in tavola i prodotti della azienda agricola.  Roba per gente che ha voglia di scoprire seriamente le radici.
E, poiché non di solo cibo vive l’uomo ma nemmeno Ospiti A Tavola, il cibo per gli occhi e la mente non tarda ad arrivare:  la Pieve di Corticelle ( prima fondazione addirittura paleocristiana) ha, al suo interno,  una delle più belle, ingenuamente popolari  e affascinanti raccolte di affreschi della Madonna del Latte che abbia mai visto. Probabilmente erano ben più numerose, nel corso dei secoli parzialmente perse, ma sono ugualmente notevoli per quantità  e  alcune di esse hanno una dolcezza espressiva tale che solo il candore riconoscente e contadino poteva apportare all'intensità di queste  Madonne con  Bambino, probabilmente ex-voto.  Non potete perderla, davvero, qui i riferimenti http://www.amicidellapieve.org. E sempre perché queste  campagne nascondono davvero dei tesori fermatevi anche alla Madonna della Spiga di Quinzanello; qui trovate la informazioni  con le storie collegate http://www.storiadeisordi.it/articolo.asp?ENTRY_ID=357: un ciclo di affreschi che, purtroppo, abbiamo potuto vedere solo in facciata.
Un salto per la merenda con il pane con i ciccioli della Forneria Gagliazzi, così tanto per una corretta integrazione della nostra dieta: superlativa la focaccia https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=794808970608963&id=771955696227624.

Pensavate di non  cenare? Sbagliato. Alla Croce di Malta di Azzano Mella ci aspetta il paradiso in terra: a parte i salumi e i bolliti da provare (fortunatamente qui non in porzioni omeopatiche) in religioso silenzio, è la ‘minestra sporca’ con rigaglie di pollo e fegatini che è un anticipo di Eden in terra; piatto contadino e di pochi ingredienti (gallina con fegatini e rigaglie, verdure, riso o pastina) ma potente,  una di quelle pietanze che quando sei fuori di te ti riconcilia col mondo, con l’acerrimo nemico e pure con l’avvocato divorzista dell’ex.. Sublime. Se non vi piacciono i fegatini è un vero peccato. Le carni, poi; una morbidezza quasi liquida che rilascia a ogni boccone umori colmi di  appagante sapore.
Da Cazzoletti a Mairano il mattino seguente, abbiamo colto le zucchine (a dire il vero abbiamo fatto la scorta di fiori di zucchina da portare in dote, come captatio benevolentie, alla trattoria fissata per il pranzo); qui si producono meloni, zucchine e radici che viaggiano per tutta l’Italia.
A Barbariga un piccolo e perfetto esempio di ‘tradizione recuperata’ che diviene impresa di successo e crea posti di lavoro: si parla di Donne imprenditrici. Letizia qualche anno fa recupera la ricetta del Casoncello di Barbariga, comincia a produrlo per la vendita  con qualche volonterosa lavorante e ora ha coinvolto nella sua attività marito, due figli e altre diciannove persone; qui si lavorano circa 2000 dozzine di Casoncelli al giorno ( a Natale si arriva a 8000 dozzine). Quando l’interpretazione coraggiosa della tradizione diventa occasione di occupazione: si comincia alle sei del mattino e si smette intorno alle due: le lavoranti sono solo ed esclusivamente donne che dopo l'orario di lavoro riescono ad occuparsi anche delle famiglie; così  si concilia l'occupazione, il reddito e l'intera comunità rinsalda le proprie radici.http://www.ilcasoncello.com
Le farine giuste per polenta da Coffinardi http://www.lagranderuota.it o da Alloisio ( a Barbariga): più artigianale di così non si può.

Contaminazione. Ri-scoperta ora? No, la nostra nazione è proficuamente contaminata in cucina dagli albori dell’umanità. Quindi che senso ha parlarne ora? La Cucina Italiana è il più appetitoso esempio di contaminazione esistente. Parliamo  di Bariloca: mi ha entusiasmato. Questa (con beneficio d’inventario) la storia: si tratta di un patto corposo e unico a base di gallina in umido, funghi chiodini e riso. Ha origini antiche legate all’estesa coltivazione del riso praticata fino a due secoli fa nella zona: alla metà del ‘700 i contadini attribuirono a essa l’elevata mortalità e distrussero gli argini dei campi. Nello stesso periodo gli zingari si spostavano di abitato in abitato, spesso arraffando ciò che riuscivano per mettere insieme il pranzo con la cena. Da qui gli ingredienti di questo gustosissimo piatto: riso, chiodini (che venivano raccolti nei boschetti) e gallina, possibilmente rubata. Rubata e cotta in umido, unita poi al risotto e ai chiodini, fatto sobbollire il tutto per qualche minuto e servito caldissimo. Da estasi, se siete meno fiscali potete usare i porcini, il risultato sarà ancor più nobile. La Bariloca la mangiate sempre a Barbariga alla trattoria Cavallino: Giacomo Gherardi detto Piero eredita la ricetta dalla suocera che, a sua volta, l'aveva avuta da una donna del paese. Recuperata e riproposta diventa un piatto stagionale, insieme ad altre  ricette come l'oca con la verza. Noi l'abbiamo accompagnata con le diverse birre Trami, molto interessanti. Il locale è una vera trattoria osteria senza l’acca davanti dove entrate e sono tutti uomini che hanno lo sguardo compiaciuto e benevolmente distaccato di chi queste meraviglie le mangia da sempre. La figlia Elisa è la giovane e promettente pasticciera. Qui i riferimenti http://www.comuniterrebasse.it/luoghi-del-gusto.html?id=103

A Dello invece non perdete la Pasticceria Dordoni, locale storico e gestito dalla famiglia: ogni componente ha un ruolo, da pasticcere a panificatore a esperto di tè; un salotto goloso e rilassante, la Torta Margherita è il loro cavallo di battaglia www.dordoni.it
Nel frattempo cercate di Palazzo Beluschi: se il proprietario è in casa vi racconterà volentieri la storia della magione incompiuta.
E, nel caso non vogliate assolutamente rinunciare a una cena elegante il Ristorante Gaudio (sempre a Barbariga) è il posto giusto.  Personale gentilissimo, tavoli distanziati per non  disturbarsi, servizio corretto.
Ovviamente meno autenticamente locale la cucina, comunque curata e  accurata  professionalmente  www.ristorantegaudio.it

Grazie  a Raffaella Brognoli, Riccardo Lagorio, Pietro Arrigoni.


Elena Miano 

29 Ottobre 2015

Altri indirizzi utili:



<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<oooo>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

A Caorle tra natura, arte e cibo

A Caorle tra natura, arte e cibo

Rallentare l'arrivo dell'autunno e prendere una piccola pausa? Caorle è la meta ideale. Coloratissima cittadina della laguna veneta, attiva già come porto romano, lega la sua storia alla Serenissima, di cui diventa importante centro di commercio. Un florido periodo che via via permette alla città di accrescere la propria ricchezza, anche artistica.
Attraversando il nucleo antico, le strette vie  dalle facciate  colorate vi accompagnano fino al Duomo, eretto nel 1038 su una precedente struttura: singolare il campanile, esterno e posto di fronte alla facciata della Chiesa, di pianta circolare con base in pietra d'Istria e sviluppo in mattoni. Interessante la loggia campanaria. Ai lati del portale del Duomo due bassorilievi bizantini raffiguranti Sant'Agatonico e San Teodoro; l'interno è ricco di dipinti e opere d'arte di epoche diverse tra le quali spicca la Pala d'Oro dell' altare maggiore. La tradizione racconta che fu  la regina Caterina Cornaro a donarla alla città dopo essere stata salvata in seguito ad una tempesta, proprio dai pescatori caorlotti. D'obbligo una visita al Santuario della Madonna dell'Angelo con il campanile che sorge direttamente sulla scogliera: la storia della cittadina è profondamente legata a questo luogo di culto e miracoli.
Caorle vive in equilibrio tra terra e mare: seguire le piste ciclabili che vi portano alla scoperta della laguna e dei casoni, le antiche abitazioni dei pescatori, sarà un ripercorrere le  tradizioni di pesca. Allontanandovi dal centro spingetevi fino alla parte più moderna della cittadina per una sosta al Ristorante Sporting by Liù, accomodatevi in una delle sale ( per i più romantici e riservati anche un accogliente saletta con dehors) e lasciatevi prendere per la gola dalla chef Ljubica Komlenic.
L'occasione per conoscerla è stata la cena di Tacco12&Bollicine, manifestazione curata da Lorenza Vitali e Luigi Cremona: Liù è approdata da poco in questo storico locale, coronando il sogno di avere un suo ristorante.  Preparatissima, con alle spalle una laurea in Tecnico degli Alimenti, attenta e determinata, Liù unisce la grande competenza sulle materie prime (selezionando i suoi fornitori e scegliendo personalmente la spesa) all'utilizzo della tecnica. Attraverso gli strumenti della sua cucina ogni alimento viene esaltato attraverso cotture e procedimenti che ne rispettano la struttura e ne conservano  i valori nutritivi. La sua carta è il risultato del continuo studio di questa vivace, simpatica (e bionda) chef: un divenire di piatti saldamente legati alla laguna proposti in maniera tecnicamente avanzata. I sapori esplodono in bocca, uno dopo l'altro; sembra di gustare tutto per la prima volta, alici e capesante, branzino e sedano, finocchio e melanzane. A sottolineare il carattere scintillante della cena   lo champagne Tribaut,  supporto perfetto  all'alternanza dei piatti per l'occasione preparati a quattro mani con Antonia Klugmann, altra grande in cucina: ingredienti "poveri" e, ancora una volta, profonda  conoscenza e instancabile passione, uova di trota, gnocchetti al cacao e ragù di agnello, le polpette. A dirlo così sembra riduttivo. Fate una cosa: guardatevi le foto e poi allargate il giro per andare a trovare entrambe.
P.S. Lo Sporting by Liù è aperto tutto l'anno, gli eventi sono benvenuti.

Elena Miano
2 Settembre 2015

link utili:
https://www.facebook.com/pages/Ristorante-Sporting-By-Liù/360970830780845 per Liù in attesa del sito
http://largineavenco.it per Antonia Klugmann
http://www.visitcaorle.com per visitare la città














--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

UNA SETTIMANA + QUALCOSA IN GIRO PER CIBO…

Ci sono settimane che nascono già accavallate di impegni da sbrogliare e che bisogna cercare di mettere in fila come si deve. Provo a farlo ora raccontandovi di un Vinitaly cortissimo ma intensissimo (almeno per me) dove ho appositamente lasciato perdere i soliti pellegrinaggi e ho voluto incontrare solo le persone che quel benedetto social di Facebook mi ha regalato in questo ultimo anno.
Una scelta dettata dal desiderio di consolidare 'amicizie' nate nella piazza più grande del mondo dove, grazie a Dio, non è sempre vero che si incontrano solo perditempo e sciocchezze. Ho conosciuto quindi Valentina, sommelier e fotografa e molto altro ancora,  con la quale abbiamo in mente proficui cambi-merce, ho rivisto con immenso piacere Elena, fantastica cuoca e giornalista preparatissima, ho finalmente visto Amelia dell'azienda Filomusi Guelfi che produce un Cerasuolo d'Abruzzo da capogiro, ho mantenuto la promessa e sono stata da Paolo Papini di Rascioni e Cecconello per sentire il suo Ciliegiolo (mai promessa fu così volentieri mantenuta), ho salutato gli amici produttori della Valcalepio; mi dispiace di non essere riuscita a vedere né Alessandra, grande studiosa della cultura alimentare di Sardegna né Frida ma ci saranno altre occasioni.

E via così gli altri giorni della settimana: il Salone del Mobile, un gruppo di clienti francesi difficilini da seguire, altri impegni. 

Ma il sabato me lo prendo di vacanza: vado a comprare i fiori da Garden Miglioranzo  a Valeggio sul Mincio.  La meraviglia di quel luogo e l'affettuosa accoglienza di Monica (conosciuta ad Anversa e ritrovata su Facebook) mi hanno riconciliato con la lentezza e il gusto di assaporare profumi e colori di una vita e di una cucina lontana dai clamori e dagli estetismi esasperati. Ma dannatamente ricca di emozioni e passioni vere. 
La tappa per il pranzo al Cavallino (Via Verdi, 8 -  Valeggio sul Mincio tel.0457951138) nel  grazioso esterno: cominciamo con un regalo alle papille, salumi vari accompagnati da  un gelato al peperone,  poi i tortellini di due tipi, ovviamente fatti in casa con una sfoglia che in trasparenza ci mostra il ripieno, a seguire le carni con la zucca al forno e altre meravigliose verdure. Paola, la titolare, ci vizia in un modo meravigliosamente vergognoso. Volutamente non scatto nessuna foto, non voglio distrazioni, voglio godermi tutto fino all'ultimo boccone. La gentilezza, la disponibilità e la bontà di questa trattoria sono un balsamo per gli affanni, credetemi.
Adesso sono pronta per comporre il mio futuro poggiolo fiorito sotto la guida esperta (e paziente) di Marika; ora che li ho trapiantati ho già dimenticato i nomi dei fiori ma ne avrò cura grazie alle istruzioni (scritte e appese vicino alla porta-finestra).

Carico l'auto e vado all'inaugurazione di un delizioso B&B la Maison Resola, una casa curata nei dettagli per accogliere chi vuole concedersi una pausa in riva al fiume. E così ho l'occasione di incontrare Nadia del Ristorante alla Borsa, che spero di rivedere prossimamente insieme ai suoi piatti assaggiati in corsa per mancanza di tempo.

Lunedì sera eravamo in tanti a salutare e festeggiare Nicola e Simona nel loro nuovo Opera Restaurant di Sorisole a pochi minuti da Bergamo: nuovi spazi molto accoglienti e caldi, i tavoli fuori a godere della bella stagione in arrivo, un bellissimo giardino ma sempre la bravura di Nicola e Lorenzo in cucina, il resto della famiglia in sala. Quando l'impresa è di famiglia unita tutto funziona. 
Martedì a Milano per la presentazione alla stampa de La Griglia di Varrone: il locale perfetto ( il terzo della serie di Massimo Minutelli, ospite impeccabile) per gustare dell'ottima carne italiana, superlativi salumi e assaggiare il meglio che arriva da tutto il mondo, cantina di livello. Un menu per la serata molto importante dove la materia prima è lavorata con sapienza. A mio giudizio colori più chiari nell'arredamento l'avrebbero forse reso più agréable. Mercoledì altro locale, questa volta a Brescia: quattro ragazzi, che a malapena fanno 100 anni tutti insieme, hanno da qualche mese Vita Nova, all'interno di un Golf Club: moltissima 'bottega' da fare ancora,  perché l'entusiasmo da solo non basta, anche se il locale si presenta bene.

Chiudo la settimana: una Pasqua sobria è quello che ci vuole. Fa bene al corpo e anche allo spirito. 

Elena Miano
17 aprile 2014

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Due giorni in Chianti.
Una meraviglia, anzi un’occasione unica per riavvicinarmi a questo vino dell’infanzia, fatto di fiaschi che  a fatica stavano  dritti, simbolo indiscusso dell’Italia  di allora.Il gruppo è bello, Riccardo sembra averci scelto quasi con cura: il viaggio e il lavoro si fanno più belli quando chi  condivide il percorso sorride. Il tempo di un caffè a Santa Maria Novella e si parte subito per la prima fattoria,  un tragitto un po’ tortuoso che ci porta a Casalbosco, due anime dell’ accoglienza, immersa nelle colline del Chianti. I 150 ettari della fattoria si stendono al sole e abbracciano la villa padronale diventata un borgo di vacanze: novembre aggiunge fascino e colori a questi luoghi spettacolari che vanno goduti fino in fondo.  La visita alle cantine e poi via, a scrutare nel sottosuolo di Pistoia  per conoscere le viscere antiche di questa bellissima città.  Da I Salaioli ci fermiamo per la degustazione dei vini della Fattoria e ci facciamo volentieri catturare dai vini di Casalbosco e dai forti sapori dei salumi. 

Di nuovo sul pulmino: direzione colli fiorentini e la Fattoria di San Michele A Torri.  Altre colline,  altri colori: olio, vino, cinte senesi e cinghialetti: la produzione a vero km zero abita qui. Camminiamo tra gli ulivi e curiosiamo l’olio nuovo nei grandi orci,  ascoltiamo la passione di chi guida questa terra dedicandosi a produrre bene, non solo a fare profitto. La tavolata di salumi e formaggi che ci attende a lato della bottega è una gioia per gli occhi: verrebbe facile e banale dire che il tempo qui, per gli antichi muri, si è fermato. E invece si sta al passo con i tempi: i numerosi e ottimi prodotti sono  venduti  anche on line….però  ci si perde la bellezza della visita e la golosità degli assaggi.

Tappa per la notte a La Gigliola, una tenuta che è un piccolo borgo cinto da muri che dal lato della valle si apre in un rincorrersi di colline mozzafiato. A pochi passi c’è l’antica Pieve di San Pietro in Mercato la cui consacrazione risale al 1057 e poco più in là Montespertoli con la sua strada del Chianti. Paolo ci fa visitare cantina di produzione e di degustazione, pausa e poi tutti a cena. Ribollita, lasagne e chianina, un camino spettacolare e un Canaiolo in purezza; e poi canti e balli in un improvvisato finale giocondo.

Giorno due: la colazione e poi si va verso la Fattoria Sant’Appiano,  dove Pierfrancesco ci racconta di poca voglia di studiare e di  attaccamento per il luogo;  di come, a poco a poco, si sia innamorato della sua terra, di come il nonno aprisse la vendemmia ( guardate la foto, bellissima) e di quanti tentativi e sforzi abbia significato elevare la qualità della sua produzione. Una breve visita alla Pieve romanica e poi andiamo a vedere la vinsantaia. Bella la cantina e bella la zona di degustazione dove ci appassioniamo al Monteloro e al Syrah. Anche la Fattoria Sant’Appiano, dove si può anche soggiornare, offre la possibilità  di  acquistare  via web.

Monteriggioni ci accoglie con un cielo grigio ed una bottiglia che ci annuncia la prossima tappa: Bindi Serigardi. Una famiglia con secoli di storia alle spalle e tre diverse zone di produzione. Ci aprono le porte della casa come si fa con gli amici: il pane abbrustolito vicino al fuoco, le tagliatelle tirate a mano, la frittata e il loro bel Chianti. Tradizioni radicate e un pizzico di autoironia, una bella storia. Tocca ripartire: ultima tappa a Pietraserena, azienda che divide le produzioni tra la Liguria e queste meravigliose colline dove San Giminiano è a un passo. Olio, vino e la possibilità di fermarsi anche solo per una degustazione mirata.

Si riparte per Firenze, di nuovo giusto il tempo di un caffè, il treno ci riporta a Milano.
Viaggio finito  ma i nostri cinque sensi pieni di Chianti ce li portiamo via con noi.


11 dicembre 2013






--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

INNAMORARSI E PERDERSI TRA LE COLLINE PIACENTINE? SI PUO', SI PUO'....(storia di un picnic)...

A tutti noi piace ogni tanto lasciarsi andare, far sì che ci sia qualcuno che si prende cura di noi e ci faccia stare bene. E allora capita che ci si incontri a metà strada, un qualche centinaio di km a testa, per stare anche solo 48 ore l'uno accanto all'altro. Ci scusiamo per il coté romantique ma quando ci vuole ci vuole....Si parte, deciso: una in macchina e l'altro in moto,
appuntamento al casello di Piacenza nord. Lei ha già tutto il film in testa, lui forse anche e ha prenotato la suite nella torre di  un castello: minimo sindacale per un amoroso e originale fine settimana. Quello che lui non sa, e  non comprende perché non abbia potuto prenotare un tavolo per cena, è che lei è partita messa giù da battaglia con zainetto picnic completo di plaid scozzese e ricolmo di ogni ben di dio....ha messo in fresco una bottiglia di bolle e preso una del vino preferito di lui, ha cucinato caponata e paté; e poi caviale rosso, vitello tonnato e brie, le ciliegie per finire...Lui ignaro la segue (in moto) per trovare una panetteria tra Gazzola e Ziano Piacentino chiedendosi perché dobbiamo comprare il pane?? E lei, imperterrita, perché ho dimenticato di farlo.
E apparecchiare un tavolo sul bellissimo terrazzo immerso nel verde tra le pietre medievali della rocca è stato tutt'uno con il perdersi, tra bollicine e Amarone.
La mattina seguente l'imperativo è: fare qualcosa per la nostra cultura. E allora via verso la cantina preferita da lei: Torre Fornello. Un posto spettacolare e un produttore unico per cortesia e simpatia Enrico Sgorbati, visita in cantina e assaggi. Rigustano una selezione di vini che sono il compimento delle meravigliose colline che si inseguono sotto il sole di fine giugno: il Gutturnio e poi i bianchi l'Ortrugo e i frizzanti come l'Olubra (lei non vive senza). Fino ad arrivare ad un capolavoro: l'Ottavo Giorno, un passito di uve croatine che ti conquista e un po' ti spiazza tanto ti suscita abbinamenti che non ti aspetti. E tra le chiacchiere intorno al tavolo, la coppa, il pecorino fresco e l'estrema disponibilità di Enrico arriva il momento di proseguire: qualche cartone di vino finisce nel bagagliaio. Lei (ha sempre il suo film in  testa) decide di portarlo a cena Al Falco, 80 mt dalla suite nella torre e un paradiso del palato. Un eden tra culatelli e molto altro che proprio Enrico le aveva fatto conoscere e che ci mette del suo e il tavolo è trovato. Lei con un tacco dodici rosso aragosta affronta  l'acciotolato: vuole stupirlo? Forse. Semplicemente desidera condividere con lui quel che di buono  e bello conosce: la cena sotto il pergolato esterno è un trionfo. Complimentarsi con i cuochi è un atto naturale e si scopre che sono giovani e giapponesi: bravissimi nella lavorazione e preparazione di materie prime che queste alture baciate da Dio riservano. Una trattoria che migliora sempre più, nelle proposte e nella attenzione al commensale: cosa, quest'ultima, non da tutti. 
Il giorno seguente ci si perde ancora un pò scegliendo le strade tutte curve di qui e di là dei fiumi, tra rocce e castelli, tra cantine e vecchie osterie. Un paesaggio ricco di cose da vedere e da assaporare, una terra generosa e ghiotta che è anche accogliente e affabile. E non ha nulla da invidiare ad altre. Provare per (ri)crederci.


<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<ooooo>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

LOMBARDIA DA VIVERE: VILLE GENTILIZIE VILLE DI DELIZIE


Troppo  spesso ci dimentichiamo quanto siano belli e ricchi di storia  i luoghi che ci circondano, distratti come siamo da mille cose e mille altre mete. Per una volta sbirciamo fuori dall'uscio di casa ed affacciamoci per godere della nostra regione, qualsiasi essa sia. Prendiamo la Lombardia per esempio: in tutta questa area possiamo trovare luoghi meravigliosi che, nei secoli, hanno visto  il consolidarsi quell'importante fenomeno delle Ville di delizia. Residenze nate proprio per “svagare e stupire”, splendide magioni spesso costruite su casini di caccia preesistenti cui, però, si aggiungono nuovi spazi, ampie stanze che ospitano ricche collezioni d'arte e che proiettano negli splendidi giardini la brama di stupire e trasformare.

"La zona a nord di Milano – oggi inserita nei territori delle Province di Milano e di Monza e Brianza –storicamente più salubre e climaticamente favorevole rispetto a quella meridionale, è stata da sempre luogo privilegiato per la realizzazione di dimore nobiliari di villeggiatura definite “ville di delizia”.
Villa Arconati (Castellazzo di Bollate), Villa Cusani Tittoni Traversi (Desio), Villa Borromeo Visconti Litta (Lainate), Palazzo Arese Borromeo (Cesano Maderno) e Villa Pusterla (Mombello di Limbiate): sono questi i primi cinque gioielli architettonici messi a Sistema grazie alla collaborazione di enti pubblici e società private e al cofinanziamento della Fondazione Cariplo.
L’attività progettuale e operativa ha già prodotto risultati significativi: l’avvio di interventi di restauro nelle residenze di Lainate e di Cesano Maderno; l’ottimizzazione delle iniziative di gestione, comunicazione, organizzazione eventi, informazione alla stampa e progettualità didattica; la realizzazione di un portale web dedicato; la presenza a eventi fieristici internazionali; la promozione integrata e coordinata di spazi, messi a disposizione di privati e aziende.
Nato come modello sperimentale per la riscoperta e la valorizzazione delle Ville gentilizie del nord Milano, il Sistema risponde all’esigenza di tutelare e gestire il patrimonio culturale e architettonico lombardo e, partendo da un primo nucleo di cinque residenze storiche, sta ora verificando le opportunità di coinvolgere nel progetto un numero crescente di ville e palazzi gentilizie.
Il Sistema delle Ville Gentilizie Lombarde, giunto al suo secondo anno di operatività, nasce dalla collaborazione e dall’unione di intenti di enti pubblici e privati e dal cofinanziamento della Fondazione CARIPLO.Esso poggia sul presupposto che il patrimonio culturale possa e debba essere valorizzato attraverso la messa in rete dei beni e si propone di realizzare i propri obiettivi sviluppando nuove formule di collaborazione tra economia e cultura, tra pubblico e privato, sollecitando investimenti e partecipazioni che sostengano le attività di gestione e valorizzazione culturale del territorio.
Siti di notevole pregio storico e artistico, le cinque ville di delizia rappresentano oggi un elemento di grande rilievo nell’ambito dell’offerta turistico-culturale del territorio. Le Ville sono uno scrigno di arte e cultura, il palcoscenico privilegiato per eventi indimenticabili, offerto oggi ai visitatori attraverso il Sistema."

Questi incomparabili gioielli oggi chiedono di vivere nuovamente, se non proprio l'originale magnificenza, almeno quel più breve istante di giocoso splendore che una cerimonia, una festa, un incontro speciale possono regalare loro. Non priviamoci di tanta bellezza, andiamoci.

Info:
Over.Comm srl – tel. +39.029374584 – fax. +39.0293163919 – villegentilizielombarde@overcomm.it
ufficiostampa@villegentilizielombarde.org 

www.villegentilizielombarde.org - www.overcomm.it

Elena Miano
28 febbraio 2012
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
MERANO, LE TERME E SANTA VALBURGA

Eravamo stanchi, molto. Dopo un anno in cui sono successe molte, troppe cose avevamo bisogno di una pausa. E visto che, dopotutto, non smettiamo mai di lavorare, vogliamo raccontarvi come è andata. Siamo partiti in gruppo con gli amici di sempre e, come sempre, li abbiamo coinvolti nelle nostre iniziative. Scelta la meta secondo tre rigidi requisiti: vicinanza, offerta molteplice, relax; fatti i bagagli, partiti per l’Alto Adige. Direzione Merano. Missione ufficiale: provare alcune strutture. Missione ufficiosa: testare le nuove Terme. Cosa possiamo dire di Merano? E’ una cittadina deliziosa dove la tradizionale efficienza dell’ospitalità alto-atesina è ingentilita dalle bellezze della natura, dai curatissimi giardini, dalle architetture moderne che riescono a fondersi perfettamente con le strutture esistenti da secoli. Per fare un giro virtuale di cosa è e cosa offre Merano vi consigliamo di guardare il sito http://www.meranodintorni.com/, lì troverete ogni più piccolo dettaglio. Decidiamo di dividere gruppo ed esperienze: una parte di noi (quella più pigra!!) scenderà all’ Hotel Steigenberger Terme, gli altri decidono di proseguire in direzione Avelengo. Haflinger si trova a circa un quarto d’ora di auto dal centro di Merano, ma appena saliamo ci troviamo subito in un contesto alpino, ottimo punto di partenze per passeggiate e per raggiungere la partenza degli impianti di Merano 2000. L’hotel che scegliamo è il Sonnenheim, come tanti altri a gestione famigliare e con un buon rapporto qualità/prezzo: le camere sono spaziose e pulite, lo spazio wellness è sufficientemente attrezzato e anche la cucina è discretamente curata. Gli spazi comuni all’interno sono decisamente sacrificati, mentre in estate una grande terrazza con panorama sulla valle diventa godibilissima. Il giorno seguente (giornata spettacolare) decidiamo di salire a camminare a Merano 2000 e, con calma seguiamo uno degli innumerevoli sentieri dell’altipiano. I rifugi sono aperti, il panorama è mozzafiato e il percorso decisamente agevole. Gli amici F e E (i pigri giustificati del gruppo) si sono dedicati alla ri-scoperta di Merano e della sua offerta: Castel Tirolo, Castel Trauttmansdorff e il Touriseum (viaggio nella nascita e nello sviluppo del turismo in questa regione), per poi eclissarsi nel “wellness” dell’hotel ( che è un quattro stelle progettato da Matteo Thun, bellissimo, tra l’altro). Il giorno seguente è deciso: una intera giornata alle Terme. Due precisazioni: non esistono problemi per il parcheggio, che è sotterraneo, enorme e convenzionato con le Terme (€ 7 da pagare unitamente all’entrata alle Terme consentono di lasciare l’auto per l’intera giornata); se decidete di soggiornare allo Steingenberger come la coppia nostra amica non avete nemmeno bisogno di uscire perché l’hotel è direttamente collegato al complesso termale tramite un tunnel. E se pensate che le Terme siano una cosa da vecchi siete completamente fuori strada; venite a vedere questo splendido cubo di acciaio e vetro opera di Matteo Thun, dove design, gusto, materiali e competenza nell’offerta si completano per creare una imperdibile atmosfera. Puro benessere alla portata di tutti: 13 piscine all’interno, saline e no, con temperature variabili tra i 18° e i 35°; 12 le piscine all’esterno, in un parco da sogno con un tappetto di erba morbido e perfetto, fontane, lago, campo da beach volley, area bimbi e molto altro. Insomma non manca nulla di ciò che può impegnarvi per una giornata intera. Le saune hanno diverse temperature, il bagno turco e quello agli aromi sono molto belli; quello che abbiamo di gran lunga preferito è il Sanarium una bio-sauna con aromi che è quanto di più rilassante e armonizzante ci possa essere. Il più coraggioso tra noi ha anche provato la doccia scozzese: praticamente un vero e proprio mastello pieno d’acqua “fresca” che ti si scarica addosso quando decidi di tirare la corda! Fantastico!!!Non ci dilunghiamo sulla meraviglia di massaggi e cure cui ci siamo volenterosamente sottoposti perché non vogliamo farvi peccare di invidia, però consigliamo (se siete in coppia ma anche no) i pacchetti con un bagno alla mela, al vino o al siero di latte, seguiti magari da un bel massaggio.....Ognuno di noi ha scelto un trattamento diverso e dobbiamo confessare che tutti ci sono piaciuti. Il personale è gentile e competente e i prodotti ottimi. Vi basti sapere che l’area della spa è di 1.400 mq con 26 stanze, solo per coccolarvi. Dopo una giornata così, prima di andare a cena ci concediamo una birra (Forst ovviamente) e poi via a cena a Castel Fragsburg dove gustare la cucina di Alois Haller si rivela una esperienza notevole per qualità. Qualità a 360°: cucina, ambiente, servizio e atmosfera. Una meraviglia anche il panorama che si gode dalla sala. Il giorno seguente lasciamo gli altri a  proseguire la loro vacanza e noi ci buttiamo alla scoperta della Val d’Ultimo. A Santa Valburga decidiamo di fermarci. I luoghi sono decisamente suggestivi, la natura spettacolare ma... capitiamo in un hotel tre stelle (esattamente nel centro del paese) dove tutto sembra essere lì per caso. Ci spieghiamo meglio: dal gestore (Impiegato? Proprietario?) alla signora in sala per tacere del cuoco in cucina, tutti sembrano aver abbandonato da pochi istanti tutt’altra attività, a cui farebbero bene ritornare nel minor tempo possibile. La struttura in sé non è totalmente negativa ma ci sono aspetti così stridenti da lasciarci con molti dubbi: se la porta si apre automaticamente per farci entrare senza difficoltà anche con bagagli ingombranti ci conduce però in una sorta di locale di disimpegno, la reception è al primo piano nella parte più vecchia mentre le camere sono in quella nuova (che sembra ancora in via di completamento); alla richiesta di avere dei guanciali supplementari la risposta è stata “non so se li ho”. Per contro loe camere sono grandi, le nostre anche con terrazzo, si aprono con la card ma la televisione in camera è grande quanto uno schermo di pc. Esiste uno spazio wellness (definirla area ci sembra troppo ottimistico); non solo non esiste biancheria in dotazione (solo noleggio a €2 cad.) ma non c’è nemmeno uno spogliatoio dove cambiarsi per ritornare in camera. Vogliamo tacere del cibo, abbiamo ricordi migliori della mensa universitaria. L’unica consolazione è che, dopo una colazione sicuramente inferiore ad ogni standard altoatesino, chiediamo il conto e lasciamo l’hotel.
Elena Miano
26 luglio 2009

Nessun commento:

Posta un commento